"Pino", il film su Pascali, un artista rock

Quei cinque "Bachi da setola (più un bozzolo)" sono, in fondo, un' altra delle possibili testimonianze della parabola creativa, brevissima, al pari della sua esistenza, di Pino Pascali, l' artista pugliese morto nel 1968 a soli 33 anni per un incidente in motocicletta. "Il Jim Morrison dell' arte contemporanea", lo ha definito Walter Fasano, il regista barese (e uno dei più bravi montatori in circolazione), autore di Pino , un documentario dedicato a Pascali che sarà presentato il 22 novembre al «Torino Film Festival». Qual è stata la genesi di
questo lavoro? «È un progetto nato su commissione. Il Museo Pino Pascali aveva la necessità e il desiderio di documentare,anche visivamente, un evento
molto importante nella storia del museo e cioè l' acquisizione dell' opera di Pascali 'I cinque bachi da setola ed un bozzolo'». Così si sono rivolti a lei.
Come li ha conquistati? «L' unica cosa che ho chiesto è stata quella di non fare un' operazione documentaria su Pino, ma un progetto più ampio che avesse una forza espressiva autonoma. E così è stato». Un documentario d' arte. «La modalità espressiva del film è particolare. Mi sono ispirato ad un film francese degli anni '60. Il cortometraggio La jetée di un regista che si chiama Chris Marker , un corto di fantascienza composto solo da fotografie in bianco e nero. Da lì è nata l' idea di fare praticamente il film così. Poi ci sono tre voci narranti che raccontano la vicenda umana e artistica di Pascali e l' acquisizione dell' opera» Fra le voci narranti c' è anche quella della cantautrice americana Suzanne Vega «Si per la versione destinata al mercato anglofono, ma non solo. Per quella francese Alma Jodorowsky e Monica Guerritore per quella italiana» Come ha conosciuto Pascali? «Il mio primo incontro l' ho avuto negli anni '80 a Bari, da liceale.
La nostra prof di Italiano ci ha portati a vedere una sua esposizione alla Pinacoteca provinciale di Bari. In quel periodo io ascoltavo proprio Suzanne Vega. Ero un suo fan. Come si vede, tutto torna». Cosa ha portato di quell' incontro da liceale in 'Pino'? «Un cerchio che si chiude. Qualcosa di predestinato. Una sorta di ritorno alle origini. A me la Puglia manca molto».